dislessia evolutiva

Introduzione

Il mio bambino fatica a leggere

Leggere, per mio figlio, equivale a un tormento. È lento e impacciato, percepisco in modo chiaro, la sua fatica. Terminata la lettura del testo, rimane incisa sul suo volto, un’espressione di abbattimento morale, perché nonostante l’impegno e lo sforzo profuso, non è riuscito a comprendere quello che ha letto, è stata una traduzione inutile di ogni lettera.

Mi sono accorta, insieme alle insegnanti, che la lettura per il mio bambino equivaleva ad un percorso ad ostacoli impossibile da superare. Apprendeva con difficoltà le lettere, non riesciuva a leggere in tempi brevi anche paroline corte, sembrava che la sua lingua al momento della lettura non obbedisse più. Così abbiamo iniziato l’iter diagnostico per capire cosa inficiava la sua possibilità di apprendimento… all’inizio della terza elementare la triste rivelazione: si trattava di DISLESSIA…

Queste sono solo alcune delle narrazioni che mi riportano i genitori, quando siamo di fronte a una difficoltà nell’apprendere, una delle competenze più importanti per l’evoluzione, sia della specie che dell’individuo.

Questo articolo viene proposto come un mezzo per capire, nel modo più semplice possibile, cosa sia la dislessia e quale strategia possa essere efficace.

Ovviamente non si sostituisce ad una valutazione personalizzata e monitorata.

dislessia

Dislessia

Cerchiamo ora di investigare le complesse caratteristiche che contraddistinguono questo problema.

Partiamo dalla genesi della diagnosi. Avrete già sentito parlare di DSA, che si traduce in “disturbo specifico dell’apprendimento”.

L’apprendimento è stato descritto anche nel precedente articolo, poiché lo reputiamo un punto essenziale per l’evoluzione umana.

In questo caso, quando si parla di DSA, si intende una difficoltà nel riuscire a interiorizzare e rendere efficace l’acquisizione di competenze che vengono proposte in ambiente scolastico.

Le abilità scolastiche del bambino rimangono inferiori rispetto a quanto atteso rispetto l’età cronologia, seppur non ci sia disabilità intellettiva o disturbi neurologici.

In questo articolo analizzeremo solo la difficoltà di apprendimento riferita alla lettura, consapevoli che la compromissione può essere anche nella scrittura o nella capacità di manipolare fatti numerici.

Ci soffermeremo sulle altre difficoltà scolastiche negli articoli successivi.

I bambini che soffrono di dislessia, nella maggior parte dei casi, presentano una lettura chiaramente lenta e faticosa, spesso leggono lettera per lettera e non raggiungono una lettura globale della parola, compiono molti errori come sostituzione, inversione, omissione di lettere o sillabe. Non raramente devono seguire la riga con il dito e sbagliano quando vanno a capo. Alcune volte il deficit compromette anche il fine ultimo della lettura: comprendere e interiorizzare le informazioni.

Per capire la natura di questa difficoltà è necessario chiarire quali sono i processi cognitivi e le aree neurologiche coinvolte. Solo in questo modo possiamo ipotizzare la localizzazione del problema e intraprendere la strada giusta per limitarlo il più possibile.

Prima si inizia un percorso di supporto e di stimolazione alla lettura, migliori saranno i risultati. Attenzione che questo non significa che, con l’avanzare dell’età cronologica del bambino, diventi impossibile ottenere dei soddisfacenti miglioramenti.

Dalla psicologia cognitiva abbiamo ereditato un modello di lettura che ipotizza la presenza di due vie necessarie per leggere: una definita fonologica e l’altra lessicale.

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La via fonologica permette la scomposizione della parola in singole unità e la traduzione di ogni lettera nel suono corrispondente. È quella che caratterizza le prime fasi di lettura, quando il bambino riconosce le letterine e poi le unisce per produrre la parola. Tale modalità viene utilizzata anche nel lettore più esperto, quando siamo quando siamo di fronte a parole nuove o pseudo parole.

Un difficoltà di lettura dovuta al mal funzionamento di questa via, causa ciò che in termine tecnico viene definita “dislessia profonda” o “dislessia fonologica” e causa un’incapacità di lettura di parole nuove o non parole, mentre la comprensione e la lettura di parole conosciute rimane conservata.

La seconda via descritta nel modello è quella lessicale.

Essa permette un’analisi globale della parola e attinge alle informazioni già possedute dal lettore e immagazzinate nel suo lessico mentale.

Tale via si suddivide in due modalità:

  • via lessicale semantica: si ha accesso a tale via quando viene recuperato il significato della parola oltre alle informazioni fonologiche.
  • via lessicale non semantica: non viene recuperato il significato della parola ma solo la traduzione fonologica.

Un deficit in questa via comporta un tipo di dislessia, chiamata “superficiale”, dove il sintomo più evidente è rappresentato da errori di regolarizzazione di parole irregolari, in quanto, la lettura farà affidamento solo al processo di conversione automatica grafema-fonema.

In lingue trasparenti, come l’italiano, errori di regolarizzazione corrispondono alla difficoltà di collocare l’accento

La comprensione può conservarsi se viene danneggiato l’accesso che dal sistema semantico passa al lessico fonologico di uscita. Se invece è colpito il sistema di accesso al sistema semantico si produrrà una demenza semantica. In questo caso il lettore non riuscirà a comprendere nessuna parola.

Nel bambino la coordinazione di queste vie non è ancora completa ma necessita di esperienza con la lettura per organizzarsi.

Una visione neurologica della lettura, analizzando le attuali conoscenze, si può ipotizzare che siano coinvolte alcune aree o, meglio ancora, circuiti cerebrali. Gli studi di neuroimaging cerebrale sembrano rilevare nei dislessici una sotto attivazione nella regione occipito-temporale ventrale di sinistra e una sovra eccitazione della corteccia frontale inferiore di sinistra. Probabilmente questa maggior attivazione della zona frontale è legata a una compensazione messa in atto dal cervello, determinata da una lettura più controllata e cosciente.

Questo è solo un piccolo accenno di localizzazione cerebrale della dislessia, il discorso sarebbe molto più complesso e articolato ma per rendere l’articolo più funzionale e leggero ci limitiamo solo alle informazioni di base.

Quello che può essere importante sapere è che, dall’analisi delle vie coinvolte, è ipotizzabile che la difficoltà sia nel mettere in relazione le informazioni relative alla forma visiva con la fonologia del linguaggio. È quindi considerata valida la teoria del doppio deficit, legato all’elaborazione visiva e fonologica.

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Come Possiamo Aiutare Il Bambino Con Dislessia O Presunta Difficoltà Di Apprendimento Della Lettura?

Possiamo iniziare con una prevenzione primaria, o meglio, con una stimolazione già in tenera età della competenza di sensibilità fonemica. Per fare questo possiamo leggere ai nostri bambini delle filastrocche, poesie o canzoni, scandendo bene le parole e il ritmo.

Nei casi in cui si ipotizza una difficoltà nell’apprendere la lettura, anche in assenza di una vera e propria diagnosi, è consigliabile una valutazione della qualità della percezione uditiva. In questo caso non si indaga quanto il bambino sente ma come sente. In molti bambini l’omissione o la sostituzione di fonemi è dovuta a una difficoltà di processamento sensoriale. È il caso di bambini che confondono, ad esempio, la “b” con la “d”, oppure “p” con “v”…

Se l’audiogramma mostra delle irregolarità e dei picchi nella percezione di alcune frequenze è raccomandabile iniziare un trattamento di stimolazione della sensorialità uditiva. Tale stimolazione non si limita solo all’area dell’udito ma si espande a tutte le aree sensoriali, facilitando l’integrazione tra esse. Per questo il beneficio che i bambini ottengono dalla terapia AIT (auditory integration training) è notevole.

Si può, inoltre, stimolare la percezione visiva. Per facilitare l’apprendimento delle letterine, un consiglio, potrebbe essere quello di sottoporre il bambino a pochi stimoli alla volta e solo quando ha ben compreso la differenza tra essi procedere con quelli nuovi.

Insegnare, ad esempio, le prime tre lettere dell’alfabeto facendo fare diverse esperienze con queste, non solo visive e uditive ma anche motorie.

Ogni bambino avrebbe bisogno di una valutazione individuale e un trattamento personalizzato, al fine di massimizzare le sue potenzialità e permettergli di migliorare.

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